La notte

porta consiglio

LA NOTTE PORTA CONSIGLIO

“Visto il mare stanotte che meraviglia? Fermati, voglio fare una foto”
“Fatta, ma non si vede bene. La rifaccio.”

Quante volte. Quante volte avremmo voluto immortalare con la stessa definizione di un quadro quello che avevamo visto in quel momento.
Un momento in cui il tempo trascorre più lento, come per darci un intervallo per scattare, con la giusta angolazione. Abbiamo tutto il tempo per farlo e scattiamo, con il cellulare pagato tanto, troppo per quel che promette.
“Foto da reflex”, dicevano. Ritratti stupendi, paesaggi mozzafiato; paesaggi che abbiamo in galleria, convinti che siano foto stupende, quasi a compiacerci del lavoro svolto, come se avessimo meriti oltre che premere un tasto.

Eppure la foto non è come la immaginavamo, non è quel frammento di cielo o di mare che avevamo in mente e che abbiamo visto poco fa. Siamo ripartiti, tornare indietro è impossibile e anche inutile, verrebbe lo stesso scatto. Già, lo stesso.

E SE NON FOSSE

LO STESSO SCATTO

“E se tornare indietro si potesse? Se la foto, a prescindere dall’attrezzatura, potesse venire migliore?

Possibile?”

Qualche impostazione che mi è sfuggita? Magari non sono bravo io, magari manca qualche nozione base.

Magari. Magari invece basta poco e qualche attrezzatura da pochi euro per far scatti migliori, soprattutto di notte.

Chiariamo un concetto, la differenza tra smartphone e macchina ad obbiettivo intercambiabile (che sia reflex o mirrorless) o comunque compatta di alto livello (vedi una qualsiasi sony della serie RX) c’è, si vede, si nota e si noterà da qui fino alla notte dei tempi.

E allora? Tornare indietro non serve quindi? Tanto io sempre con il cellulare scatterei; eppure, anche con il cellulare, qualcosa bello può uscire fuori, basta solo far pratica con qualche impostazione e dell’attrezzatura da pochi euro, come specificato sopra.

Proviamo a capirci qualcosa? Proviamo dai.

LA NOTTE

DEI TEMPI

Già, la notte dei tempi. I tempi di esposizione però.

Non ho intenzione di spiegarvi per filo e per segno cosa fare per scattare bene di notte. Anche perché una regola precisa non c’è, dipende dai vostri gusti, dalla vostra tipologia di scatto, da quello che volete vedere in quel momento. Non andrò sul tecnico, voglio solo esprimere concetti comprensibili a tutti, anche ai non addetti ai lavori, anche a chi vuole una foto senza pretese da fotografo professionista.

 

Dicevamo, i tempi di esposizione. Cosa sono e cosa servono.

Cosa sono. Perché servono.

 

No. Non è una guida, per quello basta cercare in rete su altri lidi. Racconterò qualcosa, parlando “scorrettamente”, senza entrare in questioni tecniche, solo per la comprensione.

Questa lettura vi servirà per saper scattare una foto, non diventare fotografi.

Spesso questo concetto sfugge. Se cerco come scattare una foto non voglio diventare fotografo, ma magari saper scattare quella determinata foto.

 

Quindi cominciamo a dire le cose alla “nostra maniera”.

 

Esistono 3 parametri principali: Tempo di esposizione, ISO, Apertura Focale.

 

Tempo di esposizione e ISO riguardano la macchina, l’apertura focale riguarda l’obbiettivo, ma andiamo con ordine, che magari ci capiamo davvero qualcosa.

 

Tempo di esposizione: quanto tempo sta aperto il sensore. Quindi? C’avete capito qualcosa? No? Molto bene, così posso spiegarmi come più mi piace, senza regole e dicendo concetti “relativamente corretti”.

 

Il sensore funziona come un aspiratore di luce, più sta aperto, più cattura luce. Quindi? Perché non tenerlo sempre aperto? Facilissimo come accendere un aspiratore. Di luce appunto.

 

Il sensore aperto per tanto tempo va bene per i soggetti statici, ma per quelli in movimento è un problema, a meno di effetti di mosso voluti. Prendetela così: il sensore, mentre rimane aperto, cerca di immortalare la scena come un pittore, durante un ritratto, dipingendo su tela la propria modella. Più sta aperto il sensore e più il “pittore” modifica quello che sta immortalando, dipingendo però sempre sulla stessa tela. Capite bene che se la modella in questione si muovesse, su quella tela verrebbe un insieme di ritratti uno su l’altro, ma senza che ci sia una corrispondenza con le linee. Insomma, un pasticcio.

 

Quindi, ricapitolando, tempi lunghi, soggetti statici; tempi brevi, soggetti in movimento.

Ovviamente abbiamo anche parlato di effetti voluti, come effetto seta o scie luminose, ma di quello parleremo in un editoriale successivo.

 

In tutto ciò c’è un problema di fondo? Ci siete arrivati?

Sì dai, non è difficile.

 

“Ma se, con tempi lunghi, il soggetto deve essere statico, non dobbiamo esserlo pure noi?”

 

 ESATTO.

 

E qui entra in gioco l’attrezzatura di pochi euro da acquistare. Un treppiede, anche mini, da appoggiare, per lavorare con tempi lunghi. Essenziale.

 

Sia chiaro, esistono treppiedi professionali che costano quanto una camera e che non li smuovi neanche investendoli con l’auto (si fa per dire, non fatelo a casa), ma a noi non interessa diventare fotografi, giusto? Solo capire. Bene, utilizzando un treppiede capirete perché è uno strumento che porterete sempre dietro, soprattutto nelle uscite notturne.

 

Quindi adesso abbiamo treppiede e tempi di esposizione a posto. Cosa manca?

 

Per i cellulari, solo gli ISO. Per le camere invece anche l’apertura focale.

 

Togliamoci dai piedi l’apertura focale. Cos’è? Cosa serve? Ma soprattutto, vi frega qualcosa? No, altrimenti non sareste qui.

 

Quindi sappiate solo che l’apertura focale riguarda le “lamelle” dell’obbiettivo. Un valore basso separerà il soggetto dallo sfondo, utile per i ritratti. Avete presente quell’effetto iphone e non solo? Stessa cosa, ma fatto bene.

 

Non solo, più il valore è basso più le lamelle si aprono, facendo entrare più luce. Sì, sempre la luce, sempre lei. Invadente no?

 

Quindi come comportarsi? Beh, se i tempi di esposizione li avete messi parecchio lunghi, serve davvero preoccuparsi anche qui della luce che entra? Meglio chiudere le lamelle e quindi avere un valore di apertura focale alto (la “F” per intenderci), in modo tale da avere più definizione possibile in caso di paesaggi notturni o aprire e quindi avere un valore di “F” basso, per separare il soggetto dallo sfondo.

 

Ok, basta F. F come “Facciamo che parliamo di altro, ok?”

 

Gli ISO. Finalmente, siamo arrivati all’ultimo concetto. Gli ISO. Anche qui, nulla di trascendentale, facciamo così, ve lo spiego subito, senza perdere tempo.

 

Gli ISO identificano quanto sensibile il sensore dovrà essere alla luce. Meno è sensibile e meno “rumore” avrete in foto (avete presente quei puntini maledetti, che rendono la foto quasi pixellata? Ecco.).

Più è sensibile e più la foto sarà luminosa.

 

Tutto chiaro? Tutto luminoso? Benissimo.

 

Ma adesso? Se tornassi indietro non saprei scattare la foto, troppa roba da memorizzare. E se esagerassi nelle impostazioni sballando tutto?

 

SERVE

ESAGERARE?

Esatto. Sbagliate, anche tanto. Fate errori ma fateli cercando di capire cosa è andato storto.

Scattate per voi stessi. Sbagliate per voi stessi. Le foto sono vostre, non di chi vi segue sui social. Piaceranno? Bene. Non piaceranno? Bene uguale.

Scattate per voi stessi e siate voi stessi quando scattate. Catturare l’attimo è meraviglioso. Preparare l’istante rende lo scatto vostro, anche con gli errori. Anche se dovesse venire male.

Non siamo fotografi, ma la voglia di voler scattare delle foto possiamo averla e dobbiamo custodirla.

Magari un giorno finiremo di sbagliare, faremo scatti stupendi al primo colpo e senza accorgercene, magari imparando davvero a fotografare.

“Visto il mare stanotte che meraviglia? Fermati, voglio fare una foto”

“Fatta, sembra stupenda. Ma la rifaccio”

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