I mille colori del ritratto:

Parte I

La giusta tonalità

“Taglio del ritratto, regole di composizione, sfruttare lo spazio negativo, la scelta dei colori in foto in base al colore della pelle e degli occhi del vostro soggetto. Questi sono i colori, gli elementi che caratterizzano il ritratto in fotografia.
Eppure, sapreste dirmi il colore primario? La prima cosa a cui dovreste pensare nel caso vi avvicinaste adesso alla fotografia di ritratto?
Molti, quasi tutti, cercherebbero tra gli elementi elencati in precedenza.
Corretto, giusto. Meglio dire, non è sbagliato.
Ma volete sapere la mia opinione? Certo che la volete sapere, altrimenti non sareste qui.

La macchina.

La vostra macchina è il punto di partenza di tutto.

Ogni genere fotografico si impara conoscendo la macchina e ogni genere fotografico necessita un nuovo inizio.

Ciò che importa per il ritratto “importa meno” nella paesaggistica, così come nelle foto in notturna o nella street photography.

Quindi provate a concentrarvi sulla macchina. A immaginare.
Immaginate. Ogni colore inteso come un punto di vista, una impostazione.
I mille colori intesi come le mille sfaccettature del ritratto. Iniziamo a parlarne, vi va?

Non pensiate sia facile parlarne.

Il ritratto fotografico è probabilmente l’argomento più difficile da trattare in fotografia.

Lo so, lo si potrebbe dire di tutti i generi fotografici, ma il ritratto è diverso, ha qualcosa di unico.

Separare lo sfondo dal soggetto permette di concentrarsi sui dettagli...
Separare lo sfondo dal soggetto permette di concentrarsi sui dettagli del viso...
...ma alcune volte i colori attorno aiutano l'armonia della foto

<< È difficile nella sua semplicità >>

Fare buoni ritratti è facile, fateci caso.

Avete mai chiesto, voi appassionati di fotografia, a qualcuno non esperto o che addirittura non ha mai preso in mano una macchina fotografica, di farvi una foto in primo o primissimo piano?

Quante volte avete detto la fatidica frase “devi solo cliccare, fa tutto lei”?

Verissimo.

La modalità “ritratto” probabilmente è quella che funziona meglio, basta selezionarla e tutto diventa magia.

Le mille sfaccettature, i mille colori. Sceglie per noi la macchina fotografica.

Ma perché a volte dovremmo essere noi a scegliere?

Scopriamolo insieme.

I colori  della tua macchina

“La scelta del colore, del colore inteso come sfumatura del vostro ritratto, tocca a voi.

Come dicevo, la modalità ritratto ha salvato molte foto e continuerà a farlo, sfornando sempre ottime foto.

Ma se voleste dare un’anima alla foto?

Renderla “diversa”.

Allora dovreste prendere in mano la situazione e rischiare.

Ma perché farlo?

Il primo motivo, il meno importante, è certamente il formato: la modalità ritratto di ogni fotocamera applica non solo delle impostazioni automatiche per quanto riguarda i parametri di scatto (tempi, esposizione, diaframma) ma applica anche una “post produzione” che determina i colori, appunto, della macchina, producendo un file compresso (jpeg) già pronto per l’uso ma anche già post prodotto.

Chi si è mai avventurato in un acquisto di una macchina fotografica, che sia essa una mirrorless o una reflex, avrà sicuramente sentito un migliaio di volte, dall’esperto di turno, “bella macchina, ma i colori non mi piacciono”.

Benissimo, quei “famigerati” colori sono questi, quelli scelti per voi dalla macchina che ovvio, potrete sempre cambiare con un qualsiasi programma di post produzione ma che, ovviamente, a causa del formato compresso, avrà meno informazioni.

Scattando in raw invece, quindi in priorità di diaframma o in manuale, avrete un file grezzo, con molte più informazioni dove potrete applicare la post produzione necessaria.

Perché è il meno importante?

Perché dipende tanto dal vostro gusto e dal vostro tipo di fotografia.

Se amate i colori della vostra macchina, produrre un file raw per poi post produrlo e avere un risultato quasi simile al formato compresso non ha senso con i ritratti, perdereste tempo inutilmente, soprattutto se scattate in condizioni di buona luce.

I colori incidono sull’elemento principale della fotografia di ritratto: il colore della pelle.
Quando troverete la vostra “skin color”, quello determinerà quale modalità utilizzare.

Nel caso in cui il colore della pelle desiderato fosse quello che crea la macchina, la risposta su quale modalità utilizzare sarebbe scontata.
Inoltre, i ritratti hanno meno “dettagli” rispetto ai paesaggi, ad esempio.

Quindi un file compresso, spesso, ha una qualità paragonabile in condizioni di buona luminosità.
Se invece non amate i colori della vostra macchina oppure scattate in condizioni di scarsa luminosità, scattare in raw vi permetterà di recuperare le ombre e la quantità maggiore di informazioni potrebbe tornarvi utile.

Vi evito la spiegazione sul ritratto in condizioni di scarsa luminosità, arriverà un capitolo solo per quello e comunque, nel caso vogliate approfondire qualche concetto delle foto in notturna, qui trovate l’articolo dedicato.

il colore della decisione

Non so se esista un colore che identifica la decisione (avrei potuto cercare sul web ma lascio a voi l’arduo compito), ma nel caso esistesse, sarebbe il titolo di questa sezione: decisione.
Il secondo motivo è poter decidere ed è quello più importante.
Ricordatevi cosa abbiamo detto inizialmente.

 

<< Fare ottime foto ritratto è facile, dargli un’anima è più complesso. >>

E dato che dobbiamo parlare di complessità, facciamolo bene.

Come abbiamo detto, la modalità automatica o ritratto intuisce per voi la scena, inserendo le impostazioni per voi; questo implicherà una minore profondità di campo che permetterà di separare il soggetto dallo sfondo.

Per capire meglio il concetto, cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando. Come la profondità di campo influisce sul nostro ritratto.
Attenzione, non stiamo dicendo cosa è la profondità di campo, ci sarà tempo per capirlo nelle “lezioni” successive.

Io parlo semplicemente di come la profondità di campo cambi o meno la percezione che abbiamo della nostra fotografia.

Maggiore sarà la profondità di campo, minore sarà la separazione del soggetto dallo sfondo, appunto perché una elevata profondità di campo metterà a fuoco lo scenario lontano.

La profondità di campo è condizionata da diversi fattori.  

Quelli che sono in nostro “controllo” sono sostanzialmente tre:

01

• L’obbiettivo utilizzato o meglio dire la lunghezza focale dell’obbiettivo

02

  • La distanza dal soggetto

03

• L’apertura del diaframma, la fatidica “F”

L’obbiettivo e la distanza dal soggetto influiranno sulla foto a prescindere se utilizzassimo la modalità automatica o ritratto o la modalità manuale o con priorità di diaframma.

Dato che lo scopo di questa prima parte è solamente comprendere come scattare, rimandiamo alle puntate successive quali obbiettivi utilizzare e quanto bisogna stare distanti dal soggetto.

Per ora concentriamoci sui parametri della fotocamera.

Quindi, perché agire sul diaframma per modificare la profondità di campo, se lo fa in automatico la macchina?

Il colore della creatività

La separazione del soggetto dallo sfondo è uno dei concetti essenziali per differenziare una buona foto da un’ottima foto.

Una fotografia automatica (sia chiaro, non sempre) tende a separare parecchio il soggetto dallo sfondo, questo spesso provoca una perdita di “contesto”, nonostante possa provocare il classico effetto “wow”.

Dico non sempre perché la macchina, in automatico, ha come fine la giusta esposizione. Però è chiaro che farà il possibile per sfocare lo scenario e mettere in risalto il soggetto.

Se “sfochiamo” lo sfondo parecchio, mettiamo in risalto il soggetto creando un’ottima foto, per creare qualcosa di superiore, spesso necessitiamo del contesto, dello scenario dove scattiamo la foto.

L’ideale infatti, ma qui vi parlo di gusto personale, è separare nel modo giusto, dare l’idea a chi guarda che il soggetto sia separato dallo sfondo e che lo sfondo, anche se sfocato, possa essere riconducibile a qualcosa.

Quindi, per trovare la quadra, l’ideale sarebbe utilizzare o la modalità manuale o priorità di diaframmi, che ci consente di lavorare sull’apertura del diaframma e fare in modo che i tempi di scatto siano corretti per una giusta esposizione.

Già, l’esposizione.

Probabilmente la colonna portante di tutto il mondo fotografico e croce e delizia per ogni amante della fotografia.

Eppure, nel ritratto, è spesso delizia, utile alla creatività.

Non dimentichiamo infatti che aprire o chiudere il diaframma, oltre che agire sulla profondità di campo, influisce sulla quantità di luce che catturiamo, quindi necessitiamo di diminuire o aumentare i tempi di scatto per avere sempre una corretta esposizione e non bruciare o sottoesporre la fotografia.

Avere il controllo totale però ci permette di “creare”, ad esempio, delle silhouette, dando contesto, lavorando con tempi di scatto e diaframma sufficiente chiuso.

Ultimo aspetto sull’apertura del diaframma è legato…alla profondità di campo.

Ancora lei.

Sì, perché chiudere il diaframma non solo incide sullo sfondo, ma anche sulla parte a fuoco del soggetto stesso.

A volte, ad esempio, vorremmo non tutto viso a fuoco ma bensì una parte del viso, magari gli occhi.

In quel caso necessitiamo di una minore profondità di campo e l’apertura massima del diaframma di un obbiettivo luminoso può venirci in aiuto.

L'ultima tonalità

Questa prima parte serve solo a comprendere degli elementi che riguardano la fotografia in generale e come questi elementi si possano applicare al contesto dei ritratti.

L’argomento è vastissimo e sarà suddiviso in diverse parti, cercando di abbracciare tutto ciò che riguarda la ritrattistica.

Ultima cosa, prima di lasciarvi alle vostre prove sul campo: se siete agli inizi della passione fotografica o della fotografia di ritratto, vi do un consiglio: scattate in automatico o in modalità ritratto.

Voglio specificare.

Non pensiate che la modalità automatica possa essere la soluzione per sempre ma iniziate a conoscere la macchina e i suoi colori.

Solo quando vorrete di più, solo allora, avrete la sensazione che le modalità automatiche vi staranno strette e in quell’istante inizierete a sbagliare in manuale, per poi imparare, sbagliare meno, fino alla vostra tonalità.

La giusta tonalità.

Per ogni cosa serve un passaggio graduale e non pretendete troppo da voi stessi.

Le foto stupende arriveranno; magari inizialmente accontentatevi delle ottime foto, ci sarà tempo per creare i vostri capolavori.

Arriverà il tempo per scegliere i vostri colori e dare la vostra impronta.

“Per adesso pensiamo al taglio del ritratto, alle regole di composizione, a sfruttare lo spazio negativo, alla scelta dei colori in foto in base al colore della pelle e degli occhi del vostro soggetto o meglio, pensiamoci nei prossimi capitoli.
Restate sintonizzati, nel frattempo, buona scelta dei colori a tutti voi!”

A CURA DI

SALVATORE CARBONE

Sport e fotografia. Due categorie che condividono l’importanza  dell’attimo da catturare.