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It's All
About
Sensations

È tutta una questione diSensazioni

Ma sì, ammettiamolo, alla fine ruota tutto intorno al solito meccanismo: ricerca del piacere e/o fuga dal dolore.

Molte persone si perdono nella ricerca delle cause della loro sregolatezza alimentare (“da piccolo i miei mi obbligavano a mangiare tanto, per questo adesso mi è rimasta l’abitudine”; “mangio molti latticini perché ho bisogno di calore materno”, “mangio dolci perché ho bisogno di affetto”, ecc.) quando, all’atto pratico, il punto è un altro: il cibo serve per procurarsi una bella stimolazione che possa sostituire il piattume che la persona sta vivendo in quel preciso momento oppure, meglio ancora, serve a mandar via quella brutta sensazione (tipo noia, tristezza, angoscia, ecc.) che proprio non vogliamo sentire perché fa troppo male.

Io non sono un grande fan della ricerca delle cause di un problema, qualunque esso sia, per 3 motivi:

01Le cause individuate potrebbero, in realtà, non essere le cause del problema

02Le cause individuate potrebbero non essere tutte le cause esistenti

03Anche ammesso che vengano individuate proprio tutte le cause, con estrema esattezza… Come puoi risolvere la causa di un problema, visto che essa risiede nel passato?
Ad esempio, se oggi mangio un sacco di dolci perché da piccolo i miei genitori non mi davano l’affetto di cui avevo bisogno, come lo risolvo ora questo problema?
Torno indietro nel tempo e li costringo a volermi più bene?

Questo non vuol dire che non abbia senso interrogarsi su cosa, nel passato, abbia determinato il problema attuale, anzi ha anche senso lavorarci su, ma la mia opinione personale è che sia enormemente più produttivo considerare qual è il problema oggi, in questo preciso momento. E per quanto riguarda la dipendenza da cibo, il meccanismo cardine che determina l’assunzione di quell’arancino fuori orario è: mi serve una gratificazione al
più presto, altrimenti dentro di me proverò una sensazione spiacevole che proprio non sopporto.

Che si fa allora, rinunciamo alle gratificazioni pur di rimanere in linea? No, sarebbe la cosa più sbagliata e stupida da fare; sbagliata perché ognuno di noi merita di sentirsi gratificato (si vive una sola volta, eccheccavolo!), stupida perché tanto non funziona: se rinunciamo a gratificarci, prima o poi la nostra mente si ribellerà, portandoci ad “abbuffarci” di piacere, in un modo o nell’altro.

La soluzione è semplice ma difficile, e si trova proprio qui dove ti trovi adesso: imparare a godere di piaceri più piccoli, trovare la gratificazione nelle piccole cose.

Camminare, osservare, incuriosirsi, ascoltare gli altri, ascoltare quello che succede nel nostro corpo, perfino respirare sono alcuni esempi di come ci si possa sentire gratificati in modo naturale, senza che il piacere venga introiettato da una fonte esterna e creato in maniera artificiale.

L’elenco potrebbe essere più lungo, c’è chi addirittura è contento di alzarsi dal letto di Lunedì mattina oppure di andare a lavoro; tutto ciò che facciamo potenzialmente può essere fonte di piacere, l’importante è farlo nel giusto modo, consapevolmente.

Eh già, la consapevolezza è la chiave della felicità, senza se e senza ma. Ma che cos’è la consapevolezza, e come si
ottiene?

Lo scopriremo prossimamente…

A CURA DI

FEDERICO LAROSA

Distruttore di noia e abitudini